Skip to main content

La terapia familiare è un tipo di intervento psicoterapeutico che deriva dal modello delle teorie sistemico-relazionali. Secondo l’approccio sistemico-relazionale i sintomi e il disagio del singolo individuo sono il risultato di un intersecarsi complesso tra esperienza soggettiva, qualità delle relazioni interpersonali più significative e capacità cognitive di autovalutazione della propria situazione.

La terapia familiare: l’individuo in un sistema di relazioni

L’approccio terapeutico sistemico-relazionale si basa sulla premessa che l’individuo è inserito in un sistema di relazioni complesse. Il modo di concepire la vita, gli ideali e i valori che cerchiamo di sostenere reca in sé la matrice di questo sistema. Persino ciò che ci rende felici o disperati fa parte della fitta trama di un tessuto. Il sistema alle cui dinamiche partecipiamo attivamente è un processo di co-costruzione continua, anche quando ci sembra di stare fermi. Anche quando sentiamo di subire il ruolo di “capro espiatorio” o quello di “ruota di scorta”, a cui qualcuno ci ha regalati.

Questo non significa voler annullare la valenza individuale che le esperienze hanno per ciascuno, ma è riconoscere che tutto si è sviluppato in un sistema di relazioni da cui non può prescindere. Nasciamo e già dipendiamo da un altro, nasciamo e già siamo in una relazione diadica che a sua volte si intreccia con la relazione.

“L’individuo in realtà non esiste. Siamo tutti frammenti di famiglie che galleggiano, che cercano di vivere”, sosteneva C.A. Whitaker in “Danzando con la famiglia”.

La storia dell’individuo dentro la storia della famiglia

Ogni individuo è dunque portatore di una storia, individuale e familiare, costruita su modelli di interazione e comunicazione. Anche i sintomi di un individuo hanno un significato relazionale e se ci sono “servono a qualcosa” ovvero sono sempre rappresentativi del funzionamento del sistema. Un sistema che nel corso del ciclo di vita si trova a dover affrontare eventi che possono portare ad una crisi.

Se pensiamo ad esempio agli eventi di che caratterizzano il nostro ciclo vitale, ad esempio, la formazione/separazione della coppia, la nascita di un figlio o l’uscita di casa di questo, il distacco dai genitori, un lutto, e alla necessità di riorganizzarsi di fronte al cambiamento che questi eventi comportano, non è raro che si manifestino sofferenza o disagio e in alcuni casi, sintomi come depressione, attacchi di panico, disturbi alimentari ecc. La terapia sistemico-relazionale affronta dunque il malessere della persona non come problema strettamente individuale, bensì come espressione di disagio di uno dei sistemi di appartenenza.

This is Us: Netflix che ci racconta la vita di una famiglia

Poiché la vita rappresentata in un libro o in un film riesce ad essere raccontata in modo molto più chiaro, prendo in prestito una serie americana a me molto cara, This is Us. La serie di Netflix racconta la storia di tre fratelli Randal, Kate e Kevin e dei loro genitori Rebecca e Jack.

La trama si sviluppa su diversi piani temporali. Si alterna il presente che vede i tre fratelli quasi quarantenni alle prese con partner, figli e carriere, con il loro passato e quello dei loro genitori. Non vi darò altre informazioni per non spoilerare, perché davvero, se non l’avete ancor vista, non potete perdervela.

Nella seconda serie, l’episodio 11 racconta una seduta di terapia familiare a cui partecipano i tre fratelli e la madre Rebecca. La seduta viene richiesta per far affrontare il problema di dipendenza da alcol di uno dei fratelli, Kevin. I quattro si ritrovano a parlare del passato e pur facendo parte della stessa famiglia, ognuno racconta la stessa storia in modo completamente diverso.

Sguardi diversi per la terapia familiare

Kevin sente di aver avuto il ruolo di “ruota di scorta”, il figlio non scelto, perché gli altri due per un motivo o l’altro avevano debolezze o insicurezze che portavano i loro genitori a metterli al primo posto. Randall non è d’accordo con la versione del fratello e non si riconosce nel ruolo di “figlio prediletto” dalla madre. A Kate che soffre per il suo rapporto con il cibo, non piace l’idea che dietro a questo problema possa esserci una storia di dipendenza familiare che si tramanda di generazione in generazione. Invece, Rebecca – la madre – soffre al pensiero che i figli non si siano sentiti tutti amati nello stesso modo.

Un altro principio dell’approccio sistemico è quello che non esiste una “verità”, ma un modo di leggere la realtà. Ognuno di noi indossa una lente e definisce una mappa con cui legge la propria realtà.
La terapia familiare diventa uno strumento che raccoglie storie, le rilegge, introduce uno sguardo esterno al sistema, senza sposare la verità di uno o dell’altro. La terapia familiare aiuta a “ri-narrare” la propria storia e a vedere nuovi significati che sblocchino l’empasse e conducano al superamento della crisi che si innesca nelle transizioni (o passaggi) fondamentali del ciclo di vita.


“Il dono maggiore del terapeuta alle persone che chiedono una terapia è aiutarle a diventare scrittori di se stesse”.