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Allo psicologo, le persone affidano pensieri e immagini molto delicate e significative. Ci sono situazioni però che preoccupano clinicamente e professionalmente di più di altre. Questo perché nel percorso terapeutico vengono toccate le fragilità e le difficoltà individuali, si incontrano storie familiari passate molto complesse e toccanti. Ci sono persone che hanno risorse limitate e energie azzerate, hanno un equilibrio precario tanto da richiedere un supporto costante.

L’arrivo del virus Covid ha sicuramente spaventato molto i terapeuti che si sono ritrovati a pensare a come avrebbero fatto i loro pazienti a reagire a tutto questo. Gli elementi negativi di quello che è successo a causa di questa ondata pandemica sono ad oggi conosciuti, discussi e condivisi. Il Covid-19 ha danneggiato diverse aree di vita (lavoro, studio, famiglia, amicizie, tempo libero, sport…) compromettendo il nostro benessere. Ogni ambito ha avuto una ricaduta a cascata sul resto: niente è rimasto salvo e intatto, ognuno di noi ha dovuto forzatamente fare i conti con il cambiamento.

Nelle prime sedute di psicoterapia in lockdown il mio tavolo da pranzo è diventato una scrivania e la mia cucina la stanza di accoglienza delle persone. Il computer è stato il mezzo principale di connessione con i clienti. Ho proseguito i miei incontri dedicando ore e gigabyte alle consulenze psicologiche e al sostegno delle persone. Ognuno continuava a farsi domande e a porsi obiettivi per ritrovare un senso alla vita. Questo cambiamento ha richiesto di riconoscere i benefici di una presenza a distanza. Come era possibile mantenere il contatto con l’altro, come modificare culturalmente il proprio significato di vicinanza e di accoglienza?

Mentre cercavo queste risposte una paziente ha stupito il mio pensiero: “Ora, anche gli altri sanno come sto io durante le mie giornate, mi sento per la prima volta uguale agli altri”. E… boom! eccolo qui un piccolo pezzo positivo di tutta questa tremenda storia: io e te alla pari.

Ci sono persone che hanno una continua sensazione di incomprensione e solitudine che le accompagna durante il corso delle loro giornate ininterrottamente. Spesso hanno storie anche di maltrattamento fisico, ma soprattutto di maltrattamento psicologico perché sono state abituate a credere di non aver nessun valore e di non essere capaci di concludere nulla nella loro vita. Molto spesso si imbattono in relazioni asimmetriche che comportano sempre un profondo senso di disparità. La dignità personale è completamente frantumata. Queste credenze cognitive non sono semplici da modificare perché sono radicate anche nella parte neurofisiologica dell’individuo. Il cervello ci mantiene costantemente in allerta, in uno stato di paura cronico, pronti a rispondere per conservare il senso di sopravvivenza.

Il lavoro in psicoterapia diventa di sperimentazione relazionale, di modifiche di schemi comportamentali, cognitivi e corporei. Il lavoro terapeutico è fatto di tentativi, di momenti di stallo e periodi di fatiche. In questo senso il Covid-19 ha offerto a tutti una possibilità di parità: IO e TE, allo stesso modo siamo in una condizione di paura, sofferenza e cambiamento. Trovare gli aspetti “positivi” di questa pandemia non è semplice. Credo che l’aspetto di apertura riflessiva e di visione dell’altro come individuo più vicino e simile, è PER ME fonte di stupore e di piacere.