Skip to main content

La realtà e gli studi evidenziano il burnout del personale sanitario a causa del Covid-19. In questi giorni l’attenzione di tutti, politici, scienziati, media, cittadini, è stata richiamata sul tema della tutela del benessere psicofisico delle professioni della cura. Mai come in questo momento appare chiara l’importanza di elaborare strategie e mettere in atto politiche di prevenzione della salute mentale per coloro ai quali è affidata l’erogazione dell’assistenza sanitaria. La rapidità con cui l’emergenza si è diffusa, la cronica scarsità di risorse professionali, la mancanza di presidi che garantissero la sicurezza del personale, il perdurare della pandemia senza un confine temporale hanno aggiunto alla precarietà delle condizioni ordinarie, la difficoltà di sopportare il peso di quella che potremmo definire una catastrofe.

Il burnout ai tempi del Covid-19

È quindi facile immaginare come il peso della crisi generata dal Covid-19 possa avere conseguenze negative (stress, burnout) nel lungo periodo sulla salute psicologica e sul benessere psicofisico dei sanitari. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (https://www.who.int/publications/i/item/WHO-HWF-WorkingPaper-2021.1), ha predisposto specifiche raccomandazioni per gli operatori sanitari, mirate a fornire indicazioni per un corretto utilizzo delle protezioni, per una sicura gestione clinica dei pazienti e per informare i lavoratori rispetto alla riorganizzazione delle attività dei servizi ospedalieri e territoriali. Indicazioni per i sanitari arrivano anche dall’Istituto Superiore di Sanità con le informazioni più aggiornate sul virus, che ha pubblicato indicazioni pratiche, tratte dall’analisi della letteratura e rivolte alle Aziende sanitarie e ai Dirigenti delle strutture per la gestione dello stress tra gli operatori.

Numerose riviste scientifiche hanno suggerito le misure che le organizzazioni sanitarie devono mettere in atto per proteggere la salute mentale del personale sanitario. Un articolo pubblicato su Jama (Greenberg N et al. 2020, Managing mental health challenges faced by healthcare workers during Covid-19 pandemic) sottolinea la necessità di partire dagli operatori per comprendere ciò di cui si preoccupano e definire interventi mirati. Agli studi e alle raccomandazioni, si affiancano le molte iniziative più marcatamente operative a supporto dei sanitari coinvolti in prima linea, tra cui servizi di supporto psicologico on line, numeri verdi o veri e propri ambulatori specialistici di salute mentale dedicati al sostegno dei professionisti sanitari coinvolti nell’emergenza che in ogni regione sono messi a disposizione dall’Ordine Nazionale degli Psicologi.

Studi sullo stress lavoro correlato

In tempi più recenti, il mondo del lavoro è stato protagonista di profondi cambiamenti strutturali che hanno favorito una sempre più crescente attenzione alle dimensioni dello stress e del malessere psicologico. Classicamente, lo stress lavoro correlato è definito come “una reazione psicofisica che occorre quando le richieste del lavoro superano le capacità o le risorse dell’individuo di farvi fronte. A questo proposito, una recente indagine europea sulle condizioni di lavoro della popolazione generale (European Foundation for the Improvement of Living and Working Conditions. Quality of life in Europe: Impacts of the crisis, 2020) ha rilevato che una percentuale molta alta di lavoratori italiani riportava un basso livello di benessere psicologico e un alto livello di stress lavorativo.

In tempi più recenti, l’emergenza sanitaria Covid-19 ha comportato che gli operatori sanitari siano diventati tra le categorie professionali più esposte al burnout tanto che la rivista Lancet ha recentemente sottolineato l’importanza di realizzare interventi in grado di tutelare il benessere psicofisico di tale fascia della popolazione. Studi passati avevano già rilevato che, durante un’epidemia, un numero significativo di operatori sanitaria riferiva stress, paura, nervosismo e disturbi del sonno. Inoltre, è stato mostrato che le epidemie possono avere anche ripercussioni cliniche con il manifestarsi di depressione, ansia e disturbi post-traumatici. Sulla stessa linea sono altri lavori hanno dimostrato che, tra gli operatori sanitari, i sintomi più diffusi e persistenti erano ansia, depressione, stress, insonnia e pensieri ricorrenti di natura ossessiva compulsiva. Inoltre, il pesante carico di lavoro sembra essere il principale fattore responsabile di vissuti di stress e disagio psicologico durante una epidemia.

Una ricerca italiana

Recentemente, la ricercatrice Barrello ha esaminato i livelli di burnout professionale e la prevalenza di sintomi somatici in un campione di operatori sanitari italiani che al momento del picco dell’epidemia erano direttamente coinvolti nella cura di pazienti con Covid-19. Lo studio ha mostrato che gli operatori presentavano alti punteggi in almeno una delle scale del Maslach Burnout Inventory (MBI), un questionario molto utilizzato per valutare i livelli di burnout. In particolare, uno su 3 mostrava punteggi elevati alla scala Esaurimento Emotivo e uno su quattro alla scala Depersonalizzazione. Inoltre, il 45% dei partecipanti dichiarava uno o più disturbi fisici nelle precedenti 4 settimane. La letteratura scientifica sottolinea, pertanto, l’enorme impatto psicofisico della recente epidemia sugli operatori sanitari nonché la necessità di realizzare interventi di promozione della salute nei contesti sanitari al fine di sostenere e promuovere il benessere degli operatori di tutte le categorie professionali.

Work Engagement, una risposta al burnout

Il Work Engagement è descritto come «condizione psicologica associata al lavoro, caratterizzata da vigore, dedizione, e coinvolgimento» e ha rappresentato la modalità predominante per la maggior parte delle equipe sanitarie. Il dizionario Merrian Webster definisce il Work Engagement come la risultanza della compartecipazione emotiva durante il lavoro che favorisce la percezione di “sentirsi in marcia”, quindi il non volersi fermare e lavorare non solo per il risultato e la responsabilità, ma anche per il piacere di quello che si sta facendo. Tale stato deve essere garantito e mantenuto, al fine di prevenire il burnout, di cui, in quest’ultimo periodo abbiamo visto essere aumentato in queste figure professionali.

Molti operatori sono stati resilienti e hanno resistito, puntando sulle loro capacità e risorse interne, sul fatto di sentirsi ingaggiati nel sistema di lavoro. Molti altri, invece, non hanno ritrovato queste risorse interne e nemmeno quelle esterne per fronteggiare il burnout durante la pandemia Covid-19. Si ritiene quindi necessario tutelare la salute emotiva degli operatori sanitari, rendendo tale intervento un imperativo sia etico che professionale. Etico perché ai sanitari hanno utilizzato tutte le loro energie e hanno lavorato in situazioni critiche ed estreme, che permangono ancora oggi. Professionale perché il Work Engagement rappresenta un’attitudine di lavoro positiva ed ingaggiante che genera nel lavoratore un forte coinvolgimento, che può garantire un miglior servizio e quindi generare valore nella salute pubblica.

Un intervento mirato e strutturato di matrice psicologica, costruito su misura per i bisogni delle équipe, rappresenta sia un lavoro di prevenzione al burnout che di rafforzamento di tutte le risorse che l’operatore sanitario possiede.